Samuele Robbioni, psicopedagogista sportivo e clinico, è andato per la prima volta in missione a Bangui in Repubblica Centrafricana per l’Associazione Amici per il Centrafrica. Abbiamo voluto farci raccontare com’è stata questa esperienza e quali sentimenti ha suscitato e portato con sè

samuele robbioni

Lo sport ha sempre fatto parte della tua vita sin da ragazzo, che ruolo educativo svolge nella tua quotidianità? Quali competenze si acquisiscono?

Lo sport ha l’incredibile capacità di semplificare valori e competenze e la sua valenza più bella è quella formativa. Non mi piace generalizzare, ma posso solo condividere quello che ho imparato nella mia esperienza. 

Ho compreso che in uno spogliatoio il rispetto non lo misuri dal tu o dal lei, ma dalla coerenza dei comportamenti. Ho imparato a dare valore non solo al tempo visibile della prestazione, ma a quello invisibile della relazione.Ho capito che quando passi una palla non sei solo responsabile di come la passi, ma anche di come la riceve il tuo compagno di squadra. 

Mi ha insegnato che quando fai parte di una squadra rappresenti molto più di stesso ed è la bellezza della responsabilità. Ho appreso l’importanza di condividere la gioia di un successo così come la tristezza di una sconfitta.

Ed infine che la felicità assoluta non esiste, ma è una costante ricerca di senso nelle sfide che la vita ti pone ed il tuo compito è quello di scendere in campo e farti trovare pronto per coglierla come opportunità.

Lo sport e il sociale: sei appena rientrato da Bangui, Repubblica Centrafricana, dove hai vissuto una missione di volontariato e di formazione con l’Associazione Amici per il Centrafrica, organizzazione di volontariato che opera in Repubblica Centrafricana dal 2001. Ci racconti del progetto che state promuovendo per i ragazzi centrafricani legato all’importanza educativa dello sport?

La Repubblica Centrafricana è uno dei paesi più poveri del pianeta, con un indice di sviluppo umano tra i più bassi. 

Ad oggi solo nella capitale Bangui, l’Associazione gestisce un polo scolastico dalla materna al liceo, che accoglie ogni giorno circa 4.000 tra bambini/e, ragazzi/e, un centro di formazione professionale, un centro e dispensario medico dove sono presenti, tra gli altri servizi di cura, gli unici centri ottici e odontotecnici pediatrici di tutta la nazione.

Ed è proprio sull’educazione che dobbiamo investire per provare a costruire un reale percorso di crescita e di speranza per questo popolo.

Tornerò perché ho preso l’impegno di costruire un campo da basket nel nostro Centro, perché tutti i bambini/e del mondo devono avere un diritto imprescindibile, quello di crescere inseguendo i loro sogni, se possibile con un pallone in mano o tra i piedi.

In questo percorso mi stanno dando un prezioso supporto tante persone che ho conosciuto durante la mia esperienza professionale nel mondo dello sport.

I legami di valore che crei sui campi durano per sempre.

E ‘stata la tua 1° missione con l’Associazione, cosa vorresti dire ai giovani, con i quali ti interfacci quotidianamente, sull’importanza del volontariato? Come possono avvicinarsi e sentirsi parte di un’Associazione, di un progetto?

Come ti dicevo, la Repubblica Centrafricana è uno dei paesi più poveri del mondo.La corrente c’è solo per sei ore al giorno, le strade sono sterrate, l’acqua non sempre è filtrata, i bambini pranzano mettendo un po’ di pasta dentro un piccolo panino e spesso giocano scalzi.

Ma quello che ho trovato non è povertà, ma una ricchezza senza confini.

La ricchezza di un saluto guardandosi negli occhi, di un grazie perché semplicemente ci sei, di un sorriso fatto senza motivo, di persone non connesse in rete, ma connesse alla vita, di un pranzo semplice, ma abbondante perché condiviso e di una speranza che diventa realtà se pensata insieme.

Ecco ai ragazzi/e direi semplicemente questo, fate volontariato, non importa dove o come, ma fatelo, per riscoprire ciò che ci rende veramente umani, la bellezza del dono. Un proverbio africano dice, il sole non dimentica nessun villaggio, credo che ognuno di noi faccia parte di questo villaggio che si chiama umanità.

Questa tua missione non solo come volontario ma anche come figlio di Carla Maria Pagani, la fondatrice dell’Associazione. La tua mamma ha lasciato a te e ai tuoi fratelli un’eredità umana significativa. Il centro sanitario Mama Carla e il centro ottico Anna, legato ad un’altra mamma, sono esempi concreti di amore. Cosa significa per te tutto ciò? Che insegnamento ti porti dentro come figlio e come professionista?

Mia mamma, come mamma Anna, hanno lasciato ai noi figli/e una bellissima eredità da seguire, quella di essere d’esempio e di provare a lasciare il mondo un posto migliore rispetto a come l’abbiamo trovato. Mentre vedevo le decine di bambini/e che ogni giorno sono visitati nei nostri centri sanitario ed ottico, pensavo che fosse semplicemente bello che la loro memoria diventasse speranza di vita.

Ecco la speranza, una categoria psicologica stupenda. Sperare nello sport non significa credere che le cose accadano magicamente, ma saper di aver fatto tutto il possibile perché possano accadere.

Nello sport c’è un principio di spogliatoio da seguire: “lascia la maglia in un posto migliore rispetto a dove l’hai trovata” e credo sia un insegnamento stupendo in ogni ambito della vita.

Credits: le foto sono state fornite da l Press Office Amici per il Centrafrica

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