“A volte si sogna” è la prima autobiografia di Gigliola Cinquetti ed è una lettura che mi ha entusiasmato molto per una ragione: mi sono immersa nella sua storia leggendo il romanzo in una serata e mezza ripercorrendo capitolo per capitolo tutti i ricordi della mia infanzia e adolescenza di quando ancora bambina, trascorrevo le mie estati in compagnia dei suoi figli (Giovanni e Costantino).
La famiglia Cinquetti, infatti, villeggiava durante l’estate nella bellissima casa a Cerro Veronese e in quell’enorme casa estiva di montagna, si organizzavano rimpatriate, cene conviviali tra vecchi amici (la generazione dei miei genitori), e di conseguenza di noi figli.
“A volte si sogna” ripercorre tutti i ricordi della sua adolescenza (la prima simpatia per Tazio, il vicino di casa della palazzina di via Pescetti, le lezioni di canto e solfeggio dopo la scuola, il rapporto con Sara, la madre sempre presente e la sua accompagnatrice nei lunghi tour in giro per il mondo dalla quale scaturiranno grandi confidenze durante intere nottate in Giappone quando il sonno tardava ad arrivare).
Un romanzo autobiografico, insomma, nel quale Gigliola Cinquetti svela i suoi stati d’animo, le incertezze e le paure di una ragazzina che a sedici anni si trova vincitrice nel 1964, del Festival di Sanremo cantando “Non ho l’età” e che da quel fatidico anno tutto poi cambierà per sempre. Cambieranno le prospettive di vita, le amicizie, la sua Verona diventerà un porto sicuro dopo le lunghe tournèe trascorse in giro per il mondo e la casa di via Pescetti il nido dove potersi rifugiare prima di ripartire nuovamente.
E’lei Gigliola Cinquetti”? “Si”. Ricevette un piccolo sorriso incoraggiante. “Sono Luigi” si presentò, ma lei non lo riconobbe. Notò gli occhi scuri e l’impermeabile bianco.
“Io la odio”. Lei rappresenta tutto quello che io detesto. E ’falsa, ipocrita, perbenista. Volevo dirglielo in faccia. Ci tenevo molto. Per me la sincerità è tutto. Arrivederci”.
Questa è l’introduzione al romanzo che ha per protagonista Luigi Tenco, considerato da molti critici uno dei più importanti cantautori italiani. Gigliola aveva vinto da poco Sanremo ed era abituata ad essere lodata e applaudita e questo incontro: “Fu il primo di una serie di lezioni, più o meno dure, che mi servirono a costruire la mia identità”.
Le memorie dei suoi viaggi, come il Giappone, le Cascate del Niagara, il Sud America, gli Stati Uniti, sono descritti di pari passo come le parole delle sue più celebri canzoni, non solo quelle canzoni che le hanno fatto vincere per la seconda volta, nel 1966, il Festival di Sanremo con “Dio come ti amo”, scritta da Domenico Modugno appositamente per lei.
Anche la partecipazione all’Eurovision e la vittoria con un pezzo chiamato “Si” nel 1974 quando la Rai posticipò la messa in onda per non influenzare il voto al referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, temendo che gli italiani non ascoltassero che lei, viene svelato ai lettori dove niente è inventato, semmai offuscato a causa del tempo, ma volutamente raccontato.
Non posso dirvi altro, purtroppo. Ho voluto “parlare” di questo romanzo perché mi ci sono trovata dentro, come si dice in gergo, sopraffatta da ricordi lontani, di adolescente, e, ora, da donna adulta, leggendolo, posso solo esprimere un sentimento di gratitudine per aver contribuito a “farmi ricordare” la mia vita passata ma a colori.