Donna solare, determinata, ricca di emozioni da trasferire al pubblico.
Gianna Fratta, nell’ultimo anno è stata l’unica, tra tutti i direttori d’orchestra italiani, ad inaugurare due enti lirici: la Fondazione Arena di Verona con Il flauto magico di Mozart e il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste con Manon Lescaut. Entrambi i titoli hanno ottenuto ottimi riscontri di pubblico e critica.
Nel corso della sua brillante carriera, ha diretto in molti prestigiosi teatri, tra cui il Teatro Coliseo di Buenos Aires, Seoul Arts Center, Opera di Hong Kong, Smetana Hall di Praga, Teatro Municipal di São Paolo, Teatro dell’Opera di Macao. Tra le orchestre internazionali con cui ha collaborato figurano i Berliner Symphoniker, l’Orchestre National d’Île-de-France, la Royal Academy di Londra, l’Orchestra Sinfonica delle Baleari, la Moravian Philharmony di Olomouc e molte altre.
L’attività direttoriale in Italia conta collaborazioni con le principali orchestre come l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, l’Orchestra Sinfonica di Milano, la Filarmonica Arturo Toscanini di Parma, l’Orchestra Regionale Toscana, l’Orchestra del Teatro Petruzzelli, l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona, l’Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari e quella del Verdi di Trieste, l’Orchestra I Pomeriggi Musicali di Milano e molte altre, al fianco di artisti come Martha Argerich, Gidon Kremer, Sergej Krylov, Avi Avital, Raina Kabaiwanska, David Garrett, Daniele Abbado. È titolare della cattedra di elementi di composizione al conservatorio di Foggia e tiene regolarmente master class in molte istituzioni nel mondo: Università Bocconi di Milano, Universitad de Montevideo (Uruguay), Notre Dame University a Beirut (Libano), Sungshin University di Seoul, Conservatorio Statale di Eskisehir (Turchia).
La direttrice Fratta, nata a Erba in provincia di Como, si diploma giovanissima in pianoforte, composizione, musica corale, direzione di coro e direzione d’orchestra. Si laurea poi in discipline musicali e in giurisprudenza.
“Perché questo percorso formativo, giurisprudenza e musica risultano apparentemente non connesse”.
“Apparentemente ma anche realmente non sono connesse ma i miei genitori ci tenevano moltissimo che io mi laureassi. Avevano paura della strada che avevo scelto perché la ritenevano pericolosa, complicata, non adatta alle donne. Ce n’erano veramente poche quando ho iniziato. Mi sono iscritta a giurisprudenza come piano B; se non si riesce a fare la direttrice d’orchestra si potrà sempre lavorare con la laurea. Ora posso dire che questo piano B serviva soltanto a loro. Io non mai avuto dubbi sul mio piano A, fare la direttrice d’orchestra, che poi ho perseguito.
“Per quale motivo si è avvicinata alla musica ed ha scelto il pianoforte?”.
“Non mi sono avvicinata alla musica perché figlia d’arte ma perché ero una bambina iperattiva, dormivo molto poco e così le insegnanti consigliarono ai miei genitori di farmi fare molte attività. Mi iscrissero a danza, sci, nuoto, pianoforte e la cosa che mi veniva molto semplice era la musica; ero molto portata, avevo una certa facilità per cui scelsero, quando avevo 5 anni, il pianoforte, probabilmente perché era il più comune, strumento al quale mi legai indissolubilmente, non tanto da piccolissima, poiché come tutti i bambini preferivo giocare. E’ stata la forza di mia mamma che seguendomi da vicino mi ha spinto a farmi andare avanti. Già alle medie si era instaurato un rapporto molto esclusivo con lo strumento.
“Decide di dedicare la sua vita alla direzione d’orchestra all’età di nove anni. Da dove nasce questo desiderio in così giovane età?”
Quando mi iscrissi al conservatorio di Milano a 8 anni il mio primo maestro, Massimiliano Baggio, attuale direttore del conservatorio stesso, mi invitò a partecipare ad un suo concerto con l’orchestra. Rimasi folgorata da questi suoni, sentire flauti, oboe, clarinetto, non avevo mai sentito un’orchestra dal vivo. Uscendo da questo concerto pensai che il posto più bello in cui si poteva sentire quello che mi aveva colpito dalla postazione del pubblico era il podio del direttore d’orchestra. E un giorno, mi dissi, sarò lì anch’io”.
“Lei è stata la prima donna italiana a dirigere l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, la prima donna a dirigere al Teatro Petruzzelli di Bari, alla Sinfonica di Macao (Cina), la prima donna alla guida della storica orchestra dei Berliner Symphoniker, la prima donna a dirigere una produzione del Festival della Valle d’Itria”.
Sono stata e sono tuttora spesso la prima donna in tante realtà musicali, in tanti ruoli. Qualche anno fa sono stata ed ero l’unica donna direttrice di un’orchestra concertistica alla sinfonica di Palermo. Ho avuto si tanti primati. E’ tuttavia preoccupante come nel 2024 si debba scrivere è stata la prima donna a fare questo, a fare l’altro, perché, diventa una questione di genere anziché di merito.
“Ci parli delle sue esperienze sul palcoscenico. Cosa prova quando dirige?”
Quando dirigo mi sento un tutt’uno con l’orchestra, ma potrebbe essere un coro o un ensemble, con la musica con la quale ho un rapporto molto profondo. Da quando avevo 5 anni non è passato un giorno senza che mi sia dedicata ad essa. Tutt’ora studio tantissime ore al giorno. Ritengo di essere una professionista preparata e seria con una vera abnegazione per la musica che mi sento di non raggiungere mai, nel senso di dover fare un percorso lungo, di non riuscire ad arrivare alla meta, quindi una ricerca ed un rapporto di sfida continua con me stessa, perché, poi, la musica è uno specchio di sé.
“Quali compositori predilige e perché”?
Mi sento molto legata all’opera italiana soprattutto verista o tardo romantica di fine ‘800. Ho diretto Verdi, Donizetti, Bellini. Prediligo però Puccini e, subito dopo Umberto Giordano un compositore straordinario non solo per Andrea Chénier ma per la bellezza di Fedora, del Mese mariano, de Il re, della Cena delle beffe, di Siberia, di Marcella; capolavori assoluti che ho studiato e credo di essere un’esperta di questo compositore. Per il sinfonico sono una grande amante di Stravinskij, Tchaikovsky e di Beethoven.
“Nonostante un’onda al femminile stia rinfrescando i teatri italiani con nuove direttrici, le donne sono ancora in netta minoranza. Da donna ha incontrato difficoltà ad affermarsi nella sua professione?”
Assolutamente sì, tantissime difficoltà soprattutto quando ho iniziato. Venticinque anni fa eravamo ancora molte meno di oggi e c’era una grande difficoltà a superare l’abitudine a pensare al podio e al direttore come al maestro, cioè un uomo. Ancora oggi si fa moltissima fatica a parlare di direttrice o di maestra. Ho incontrato molte difficoltà, ma quando si è veramente preparati e non si cercano scorciatoie, la strada si trova; sarà più in salita, più lunga, più tortuosa ma il percorso si fa, il cammino ti porta ad andare sempre più in alto. Per cui, in qualche modo, benvenute difficoltà: mi avete consentito di giungere dove sono arrivata, forse un po’ in ritardo, con tempi molto lenti, ma molto preparata, anche più di quello che poteva servire per quella circostanza.
“Che consiglio darebbe ad una potenziale collega che volesse abbracciare questa professione?”
Di farlo, di prendere il coraggio e così come si decide di fare la pianista, la flautista, l’arpista, di fare la direttrice d’orchestra. Suggerirei di puntare tutto sulla preparazione. La direzione d’orchestra è un mestiere molto complesso che richiede grandi capacità e competenze plurime che bisogna allenare: musica, tecnica, cultura, organizzazione e quel tocco di umanità che fa in modo che il direttore crei davanti a se, non una somma di persone ma, una squadra.
“Qual è il suo rapporto con Verona che l’ha vista dirigere con maestria ed eleganza il flauto magico in gennaio al Filarmonico?”
Sono legata a Verona. L’orchestra mi ha accolto benissimo sin dall’inizio. Sono certa che sia la sovrintendente e direttrice artistica, Cecilia Gasdia, sia i professori e le professoresse dell’orchestra siano stati contenti di aver interagito con la sottoscritta. Per questo sono stata invitata più volte dal debutto nel 2021. Recentemente ho inaugurato la Stagione d’Opera e Balletto 2024 dirigendo Il Flauto magico. E’ un rapporto che dura da tempo basato sulla fiducia. Amo questa orchestra e mi pongo davanti ai musicisti con grande serietà e preparazione. Ritengo che abbiamo garantito alla città e al pubblico esecuzioni sempre di alto livello.
“Programmi per l’immediato futuro?”
Il 10 marzo mi aspetta un galà lirico sinfonico alla Fenice di Venezia, subito dopo andrò a Vilnius per due concerti sinfonici di Brams. Tantissimi altri progetti sono all’orizzonte.
La foto appartiene ed è stata fornita dall’intervistata