Francesca Mambrini è una donna eclettica dal savoir-faire straordinario. Architetto, imprenditrice e stilista, ama l’arte in tutte le sue sfaccettature. Romana di nascita, milanese di adozione, ha respirato la moda fin da piccola unendo in se gli spiriti di queste due città così uniche.

Cresciuta in un atelier di via Veneto, ha sposato la vera essenza della couture romana così ammirata in tutto il mondo. Dopo la laurea in architettura, si è dedicata alla decorazione d’interni, ma la sua vera passione resta la moda e nel 2020, crea il brand Phaeonia, un progetto che ha come protagonista un capo evergreen: la camicia.

Sincera ed emozionata quando parla di Phaeonia, ho voluto intervistare Francesca perchè ci raccontasse la sua esperienza e com’è nato questo progetto di camicie così artisticamente meravigliose, ma lussuosamente raffinate da non aver bisogno di indossare altro.

Francesca, il tuo brand Phaeonia valorizza la “camicia”, un capo che in linea di massima non manca nel nostro armadio. Perché hai scelto la camicia?

La camicia è un vero “must have “che tutte le donne devono avere nel proprio guardaroba. Dal taglio asciutto tipicamente maschile a quello più svolazzante e morbido, dice molto della personalità della donna che la indossa. Una bella camicia, che sia abbinata a un paio di pantaloni, a una gonna e portata fuori o chiusa con una cintura, rende sempre il look diverso. Dunque, la camicia è per me un modo di vestirsi ed essere sempre eleganti e unici.

Phaeonia è un progetto pensato per le donne forti e volitive. Tu che donna sei?

Io, da vero segno gemelli, ho due personalità che mi distinguono come donna: una molto forte e decisa – quasi dal piglio maschile – che denota la mia vita lavorativa, poi una piu femminile e dolce, che è quella della sfera privata e della famiglia. Queste due donne sono legate da un fil rouge di creatività e della ricerca della perfezione in tutto ciò che mi circonda. 

Sei Romana di nascita e Milanese di adozione. Queste due città quanto hanno influito sul tuo percorso professionale e personale?

Roma, la mia città natale, quella in cui sono cresciuta e dove è nata la mia creatività come processo naturale di crescita. Mia madre – romana – era una stilista come sua madre e le sue zie. Mio padre – lombardo – era quello dei “piedi a terra” da imprenditore, che mi ha trasmesso la cultura del fare. Milano invece è la città che mi ha permesso di incanalare le mie idee e realizzare i miei progetti. Sono entrambe due città a cui devo tanto.

A tuo modo di vedere, come stilista, designer ed imprenditrice, quale evoluzione ha subito la moda e l’artigianalità in questi anni?

Parlare di artigianalità mi sembra di parlare di un mondo lontano. Quel mondo di “savoire faire” fatto di lentezza e arte, in antitesi con le logiche del fashion tradotte nell’incessante corsa a chi arriva prima e al prezzo migliore. Quel mondo oramai per i pochi che possono permetterselo. La moda è in continua evoluzione, attraversando cicli di grande spinta a quelli di rallentamento e freno.

Io credo che oggi sia piu corretto di parlare di cambiamenti della moda funzionali alle gestioni dei grandi gruppi che hanno quasi il monopolio del mercato, dettando così le leggi in cui la moda si muove, inclusa la filiera artigiana. Il vero cambiamento, secondo me, è che la moda ha perso la vera arte a favore dei numeri che devono quadrare sempre e comunque.

Cos’è per te la femminilità?

La femminilità è la piu grande dote che una donna può avere. Come un’energia impalpabile che rende una donna unica senza prescindere dalla bellezza, ma da come ci si pone.

Sei laureata in Architettura e sei una professionista con molti anni di esperienza sulle spalle. Quanto conta lo studio e l’impegno nel creare un progetto e soprattutto nel farlo decollare?

La riuscita di un progetto è un insieme di variabili. Io sono convinta che la cultura dettata dallo studio sia un valore che fa la differenza, ma credo anche che determinazione, intuito e un pizzico di fortuna siano egualmente importanti nel successo di un progetto. Io, ad esempio, non ho fatto il lavoro per il quale ho studiato, anche se indubbiamente mi ha aiutata. Io sono quella di  tanta determinazione e sacrificio che si è trovata  nel posto giusto al momento giusto.

Quello che  so l’ho imparato sul campo, sbagliando, cadendo e rialzandomi e ancora con tanta strada da fare, ma sempre con grande entusiasmo. Il successo di un progetto è la nostra voglia di lottare e vincere.

Un’ultima domanda che nelle mie interviste non manca mai. Se un giovane o una giovane volesse intraprendere un percorso di carriera come il tuo, che consigli darebbe?

Il consiglio che darei ad un giovane che vuole intraprendere la carriera nel settore della moda è di avere sempre due cappelli. Uno quello della creatività, del vendere sogni, della bellezza e tutto quello che consegue essere un creativo. L’altro cappello, quello di essere un imprenditore di sé stesso. Capire come funziona la gestione di un marchio, detto in parole povere capire i numeri. Oramai non esiste più lo stilista solo creativo, ma vince chi sa anche leggere un bilancio, chi conosce le logiche del sistema. Poi direi che ci vuole tanta umiltà, sacrificio, e amore per questo meraviglioso mestiere.

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Credits: la foto è stata fornita dal Press Office

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