Il Quartiere Coppedè, un’opera d’arte urbana nata dall’estro visionario dell’architetto Gino Coppedè, che tra il 1915 e il 1927 diede vita a un angolo di città senza eguali
C’è un angolo di Roma che sembra uscito da un sogno, un piccolo scrigno nascosto tra i quartieri Trieste e Salario, dove il tempo si è fermato in una dimensione irreale, quasi fiabesca.
Entrando nel quartiere da via Tagliamento, attraverso l’arco monumentale che sovrasta il passaggio, ci si sente immediatamente proiettati in un’altra epoca. Qui il rigore razionale dell’urbanistica lascia spazio all’immaginazione sfrenata di un architetto che mescolò stili e suggestioni, creando un luogo di pura magia.
Un’Armoniosa Fusione di Stili
Il Quartiere Coppedè è un melting pot architettonico, una sinfonia che fonde il Liberty con il Neogotico, il Barocco con il Decò, il tutto impreziosito da dettagli medievaleggianti e suggestioni esoteriche. Un teatro a cielo aperto, in cui i palazzi si trasformano in scenografie fiabesche.
Tra gli edifici più celebri spiccano:
- I Villini delle Fate: un complesso che sembra uscito da una fiaba nordica, con facciate decorate da marmi, mattoni e affreschi che ritraggono Dante e Petrarca.
- Il Palazzo del Ragno: caratterizzato da un gigantesco ragno scolpito sopra il portale, simbolo di mistero e sapienza.
- La Fontana delle Rane: una fontana scenografica in stile barocco, celebre anche per l’aneddoto secondo cui i Beatles si tuffarono nelle sue acque dopo un concerto al Piper nel 1965.
Un’Epoca di Lusso e Bellezza
Siamo nei primi decenni del Novecento, in un periodo in cui Roma sta crescendo e trasformandosi in una capitale moderna. Il quartiere nasce per accogliere l’alta borghesia, ed è facile immaginare le signore eleganti, avvolte in abiti lunghi di seta con cappellini ricamati e guanti in pizzo, passeggiare sotto le volte affrescate dei palazzi, sorrette dal braccio di gentiluomini in impeccabili completi gessati e bastone da passeggio.
I bambini, vestiti con grembiulini bianchi e calzette al ginocchio, rincorrono palle di cuoio lungo le stradine acciottolate, mentre le carrozze trainate da cavalli attraversano il quartiere, accompagnate dal lento incedere delle prime automobili Fiat e Lancia, simbolo di un’epoca che guarda al futuro.
Di notte, il quartiere si trasforma: le luci dei lampioni in ferro battuto creano giochi d’ombre sulle facciate scolpite, mentre dagli eleganti salotti borghesi si diffonde la musica di un grammofono, suonando un valzer che si mescola al profumo delle zagare nei giardini nascosti.
Misteri e Suggestioni Esoteriche
Dietro la sua facciata fiabesca, il Quartiere Coppedè cela storie di mistero e simbolismo esoterico. Si dice che Gino Coppedè fosse affascinato dalla numerologia e dall’alchimia, e che molte delle decorazioni dei suoi edifici celino messaggi arcani e riferimenti massonici.
Uno degli elementi più enigmatici è proprio la Fontana delle Rane: si racconta che le rane scolpite siano in realtà guardiani di un passaggio segreto che conduce a un antico tempio sotterraneo.
Una Scenografia senza Tempo
Passeggiare nel Quartiere Coppedè è come entrare in un film d’epoca, un set perfetto per una storia sospesa tra passato e presente.
Ancora oggi, mentre il traffico di Roma scorre impetuoso poco distante, il Quartiere Coppedè rimane un rifugio senza tempo, un piccolo universo parallelo dove il passato continua a danzare con il presente. Basta varcare il suo arco monumentale per lasciarsi alle spalle la modernità e immergersi in una fiaba di pietra e mistero.
Credits: la foto di copertina è di Maria Livia Pellicano