In questo mese a noi dedicato, ho intervistato con piacere Alessandra Repini, autrice del bestseller “The Italian Lady”.
Alessandra è una Donna di straordinaria cultura, molto elegante, dal sorriso aperto ed empatico ed ama profondamente l’Italia riconoscendo nel nostro Paese, tutte quelle bellezze che il mondo da sempre ammira e, probabilmente un po’ invidia.
Dopo essere stata una top manager, ora moglie innamorata, mamma in carriera e scrittrice, ispirandosi a “La Scimmia Nuda” di Desmond Morris, Alessandra osserva e studia la donna italiana in tutte le sue sfaccettature: il risultato è un libro che racconta la donna italiana nonché un garbato e costruttivo dispensario di consigli e saggezze per diventare una vera “The Italian Lady”.
D:Alessandra, “The Italian Lady” è un bestseller scritto appositamente in inglese per promuovere l’italianità e l’Italia all’estero. Le persone straniere che visione hanno di una “Typical Italian Woman”?
È incredibile quanto sia forte e positiva l’immagine che ha la donna italiana in tutto il mondo. È molto ammirata, sognata anche dalle stesse donne, addirittura invidiata. Dicono che noi italiane siamo eleganti, classy, che parliamo con grande emotività, che siamo sensuali e che siamo mamme affettuose, e certo, anche iperprotettive.
E’ vero? Le generalizzazioni non sono mai vere, ma… come si dice, sono spesso vere. Io credo che la nostra fama di “eleganza” sia istintivamente un po’ collegata all’immagine dell’Italia come centro dell’universo Fashion (sì, è vero, anche la Francia lo è – e difatti anche le francesi hanno la fama di essere altrettanto eleganti).
Devo ammettere che i cliché hanno un peso notevole nell’immagine che gli stranieri hanno dell’Italia e della donna italiana. La nostra “Dolce Vita” è ancora un concetto fortissimo nel mondo, legato al film, a Sofia Loren, al nostro stile di vita. E Dolce & Gabbana hanno il merito di avere diffuso ulteriormente questa immagine di donna anche ai nostri tempi. Che a noi piaccia o no, la Dolce Vita è ciò che tuttora cercano gli stranieri quando vengono in Italia.
D:Dopo essere stata una donna in carriera in multinazionali, hai scelto di diventare una mamma in carriera. Secondo la tua opinione, chi è una mamma in carriera?
La mamma in carriera per me è una donna che ha il raro privilegio di potersi dedicare full time a questo ruolo, soddisfatta della propria vita professionale, senza il peso di rinunce, e felice di godere di questo tipo di vita. Per quasi 20 anni sono stata tra quelle donne lavoratrici che quasi deploravano la vita delle donne che “non lavorano” per dedicarsi alla famiglia.
Ritenevo fossero parassiti, mi vergogno a dirlo. Con la maturità ho capito l’importanza e il valore di questa scelta. Una mamma che “non lavora” dà un contributo alla società tanto quanto una mamma lavoratrice: dalle attività di volontariato, a quelle di supporto alla vita scolastica, a naturalmente alla gestione in prima persona della vita familiare, senza affidare a terzi figli o la gestione amministrativa della famiglia.
D:A tuo parere, cosa ha di speciale una donna italiana e quali sono i tuoi consigli per valorizzare lo stile di una donna italiana?
L’eleganza e il senso della famiglia è ciò su cui si contraddistingue maggiormente la donna italiana. È indubbio che per noi italiane apparire al meglio è fondamentale, è un atteggiamento che forse abbiamo in maniera inconsapevole. Noi italiane “ci facciamo problemi” se non siamo a posto – “put together“, come dicono gli anglosassosi – anche per andare a fare la spesa. Sicuramente non amiamo uscire di casa trasandate.
Ognuna di noi ha il proprio stile. Nel mio libro “The Italian Lady” scherzosamente delineo dei tipi di donna: la Business Woman, la Splendida, la Understated, la Creativa, la RadicalChic/Noblewoman, ognuna con le proprie caratteristiche di stile.
Quando una donna è davvero elegante? Per me, eleganza significa sapersi vestire in maniera consona alla situazione, anche a costo di sacrificare un po’ il proprio stile. La Splendida, che ama tacchi alti, brand famosi e paillettes, sarà elegante anche se mette un tailleur con tacco medio per partecipare ad un convegno. Per contro, la Understated non sarà elegante se si veste in modo sobrio per partecipare a un party dove si balla e si canta. Sembra ovvio, ma non per tutti lo è.
D:L’Italia è universalmente conosciuta come il Bel Paese più ammirato al mondo per la nostra cultura, il patrimonio artistico e architettonico, la moda, lo stile, le auto la cucina ed anche le persone. Eppure, la percezione, che molti italiani non ne riconoscano il pregio preferendo altri luoghi, è sempre più diffusa. Cosa ne pensi?
Effettivamente noi italiani siamo esterofili. Non apprezziamo ciò che abbiamo, abbiamo poco senso del bene comune, non facciamo squadra, non valorizziamo né tantomeno esaltiamo il nostro paese. L’unica eccezione è il nostro cibo: tutti noi siamo sicuri che la nostra cucina sia la migliore al mondo – e devo dire, a ragione.
Troppo pochi si rendono conto di quanto sia potente il brand “Italy” nel mondo, a 360°. Dobbiamo sfruttarlo noi per primi, promuovendo maggiormente all’estero i nostri prodotti e i nostri territori, aumentando il nostro export e migliorando il nostro sistema di ricettività. Avremmo così un’economia fortissima. È importante che tutti siano pienamente consapevoli dei privilegi di cui godiamo nel vivere in Italia.
Io stessa ho scoperto l’unicità del nostro paese piuttosto recentemente, proprio scrivendo questo libro. Quale altro paese può vantare auto come Ferrari, Lamborghini, Maserati o Bugatti? Oltre alla Moda, l’Italia è il nr 1 nel Design – il Salone del Mobile è in assoluto la manifestazione del settore più importante del mondo; siamo il paese con il maggior numero di beni Unesco.
Abbiamo l’Opera Lirica, l’Antica Roma fondata 700 anni prima di Cristo e tuttora conservata in modo incredibile, il Rinascimento che tutti ci invidiano con Leonardo e Michelangelo; un clima e una posizione geografica che ci consente di andare a sciare, in spiaggia, o in città d’arte in poco tempo e senza prendere l’aereo. Shakespeare ha ambientato quasi tutte le sue opere in Italia; sono italiani la pizza, il telefono, la pila, il reattore nucleare, il pianoforte, la macchina del caffè espresso, per non parlare di Marco Polo, Cristoforo Colombo, Galilei, Giuseppe Verdi e la lista è lunga.
D:Alessandra, ci puoi raccontarci una emozione legata alla tua vita personale o professionale?
Quando si è negli “anta”, cominci a rivedere il tuo passato e apprezzare fatti, cose e persone che sono passati dalla tua vita e a cui non avevi dato particolare importanza. Questa è la cosa più bella: aver capito di aver vissuto momenti bellissimi e poterli rivivere ancora oggi con il ricordo. E soprattutto, aver finalmente imparato a godere quelli di oggi – questa volta con piena consapevolezza – piccoli o grandi che siano.
Come ogni donna, l’emozione più grande è scoprire di essere incinta, e vedere i tuoi figli crescere e… “Slipping through my fingers“. È una canzone che mi commuove profondamente. Gli Abba l’hanno scritta guardando la loro bimba che diventava grande… che scappava loro dalle mani. Descrive questa emozione perfettamente. E Meryl Streep l’ha interpretata in modo magistrale.
D:Come professionista, ti è mai capitato di incontrare qualche criticità legata proprio al fatto di essere donna? E che consiglio puoi dare ad una giovane che volesse intraprendere un percorso come il tuo?
Le donne devono imparare a fare bene squadra, aiutarsi tra loro, come spesso fanno gli uomini. Sia nella vita professionale che al di fuori. Io lavoravo nel settore delle conferenze di business, e per diversi anni ho assunto neulaureati, prevalentemente giovani donne, con cui spesso mi identificavo.
Mi è capitato un paio di volte di dover dire: “Non hai superato il periodo di prova, mi spiace”. Sono stati momenti drammatici per me, pensavo a cosa avrei provato io al loro posto. Credo che questa sensibilità o empatia sia tipica di una donna, il suo punto di forza, ma anche di debolezza.
Ho notato una diretta correlazione nella vita delle molte ragazze e colleghe che ho avuto: quelle molto brave, con una marcia in più… generalmente avevano una vita sentimentale più problematica. Ahimè. Quindi, giovani donne, abbiate le idee chiare fin dall’inizio della vostra carriera su cosa vorrete essere tra 10 anni, sia professionalmente sia come donna. Abbiate sempre qualche modello di donna, vera, esistente, a cui ispirarvi.
A differenza degli uomini, per noi è un equilibrio molto difficile, e comporta sempre dei compromessi. Siamo noi che possiamo scegliere, non sempre c’entra la società o il sistema. Qualunque scelta voi facciate, godetevela con decisione e senza rimpianti. La vita è bella, sia che la si viva per le soddisfazioni professionali che per la famiglia. E spesso anche per entrambi.
Le foto sono state fornite dall’intervistata