Un metro e novantadue centimetri di altezza, uno sportivo di nascita e di sangue. Questo è Ramon Ismael Gato Moya, l’ex pallavolista cubano, nato nel 1973 proprio a Cuba che ha segnato la storia pallavolistica internazionale.
Molte vittorie, una carriera da far invidia e un grande spirito di appartenenza per le squadre che lo hanno accolto, queste le peculiarità del grande atleta che è riuscito negli anni a crearsi la sua identità come uno dei protagonisti assoluti della pallavolo. Schiacciatore ex palleggiatore, Ramon Gato si aggiudica la Coppa del Mondo di pallavolo e riesce a portare la squadra slovena a vincere il campionato, quindi ad ottenere la Coppa di Slovenia e la Middle European League.
Ma la vita di Ramon non è stata semplice, soprattutto per quanto riguarda il suo esordio europeo, in Italia, perché è utile sapere che era impossibile lasciare Cuba, soprattutto per intraprendere una carriera sportiva, e i cittadini cubani che riuscivano a farlo, molto pochi, dovevano essere in possesso (prima del 2012), di un permesso ufficiale che veniva spesso negato.
Tutto questo si complicava per i tanti fattori burocratici che il governo cubano richiedeva per l’espatrio: requisiti di disponibilità economica, condizioni di salute, assenza di carichi penali. Il governo impediva frequentemente, ai pochi cittadini cubani che viaggiavano per motivi ufficiali, di espatriare con i figli.
Ramon, come sei riuscito a fuggire da Cuba per arrivare in Europa?
“Durante un torneo in Belgio durante il periodo natalizio, prima dell’ultima partita, il capitano della squadra mi ha chiesto di partire per l’Italia e nonostante i dubbi che non vi nascondo, che erano tanti, ho deciso di fuggire dalla mia terra. Ho preso di nascosto il mio passaporto custodito meticolosamente dal capo delegazione della squadra e, arrivato a Roma, sono stato ospitato per un mese in un alloggio pagato dalla società romana che mi ha accolto. Successivamente, a febbraio, il procuratore mi ha chiesto di partire per Verona perché la società veronese, l’”Antica Canadiens”, mi voleva”.
Una volta arrivato in Italia sei riuscito subito a realizzare il sogno di giocare in una squadra italiana?
“No, sono stato un anno e mezzo squalificato perché non avevo il nulla osta per giocare ma la società mi ha tenuto lo stesso. A Verona mi hanno ospitato non solo offrendomi un alloggio, ma anche il vitto. Questa accoglienza mi ha fatto sentire molto fortunato nonostante non avessi ancora un contratto da giocatore.
Ufficialmente ho iniziato a giocare con la Marmi Lanza nel campionato di A2 nel ruolo di schiacciatore e, partendo da questo esordio italiano, anzi, veronese, sono iniziate le mie vittorie. La mia squadra era gremita di pallavolisti forti e competenti, che possedevano un forte spirito di gruppo e una bravura eccezionale. Grazie a questi atleti la squadra è riuscita a passare al campionato di A2 vincendo 33 partite su 33 aggiudicandosi anche la Coppa Italia e la promozione nella massima serie”.
Puoi raccontarci il tuo percorso sportivo dagli esordi cubani a quelli europei?
“Ho iniziato a giocare nella Nazionale Cubana all’età di 18 anni partecipando già a quest’età a due campionati mondiali. Durante la militanza nella Nazionale Cubana ho partecipato a Sidney 2000; successivamente in Grecia; nel 2004 ho disputato il Campionato del Mondo e nel 2008 in Giappone, ho vinto con la mia squadra 3 coppe dei campioni. In Slovenia invece abbiamo partecipato alla Champions League e siamo arrivati alla Final Four”.
Quale è stata la tua più grande soddisfazione sportiva in Italia e nel mondo?
“La più grande soddisfazione e quella che mi ha segnato di più, è stata quella del 1998 con la vittoria della mia squadra, la Nazionale Cubana, ottenendo il prestigioso riconoscimento “World League”. Successivamente nel 1997 mi è stato assegnato un importante riconoscimento come miglior battitore, l’“Ace Man”. Nel Campionato Italiano del 2004-2005 ho vinto come miglior battitore con 56 Aces (battute vincenti). Queste che ho elencato sono le più significative a livello personale”.
Sei stato all’apice del successo per tantissimi anni… che cosa consiglieresti ai giovani atleti oggi nell’ affrontare i tanti ostacoli, sempre più duri, che il panorama sportivo mette di fronte?
“Quello di avere un sogno che è la cosa più importante. Lottare per quel sogno se è così fondamentale. La passione in primis, il resto è solo una questione di tempo. Dedicare molto tempo all’allenamento, costanza, determinazione, forza di volontà, crederci per raggiungere l’obiettivo”.
Ci sono mai stati momenti in cui hai pensato di mollare?
“A livello sportivo no anche se ci sono stati momenti durissimi tipo quando mi sono infortunato quando ero ancora a Cuba. Ho dovuto infatti sottopormi ad un’operazione chirurgica al tendine della mano sinistra e questo ha comportato la mia uscita dalla pallavolo per qualche mese. Non è stato un anno fortunato perché poi ho avuto un altro infortunio al tendine d’Achille che mi ha allontanato dal gioco per 8 mesi. Nonostante queste vicissitudini non ho mai ho pensato di mollare perché il mio obiettivo era quello di tornare a giocare”.
Quale persona ha avuto la maggiore influenza sulla tua carriera?
“Il mio idolo è l’ex atleta pallavolista Yoel Despaigne, soprannominato “El Diablo”. Lui era quello che mi motivava e che aiutava la squadra dal punto di vista psicologico. Yoel aveva una forza di volontà pazzesca, un trascinatore assoluto. Abbiamo giocato insieme nella Nazionale Cubana per 10 anni e i suoi insegnamenti mi hanno accompagnato durante tutta la mia carriera”.
Ramon, A Verona, dal 2022 fai il trainer di “Camminata Metabolica”. Di cosa si tratta?
“Si tratta di un’attività ginnica che si sviluppa all’aperto dove Stefano e Davide Fontanesi che l’hanno creata, hanno messo insieme tre discipline sportive: la marcia, la danza e la box. Si tratta di una tecnica di cammino studiata appositamente per stimolare e sviluppare distretti muscolari specifici. L’allenamento si svolge all’aria aperta e dura un’ora. I Trainer di Camminata Metabolica guidano i partecipanti attraverso un’apposita cuffia wireless collegata con la voce del Trainer che accompagnerà in ogni passo lo sportivo in ogni esercizio. Ogni persona è dotata di una corda speciale la F-Band, utilizzata per eseguire gli esercizi in modo assistito e con un’esecuzione precisa e corretta. Sono stato premiato fra i primi e migliori trainer di Camminata Metabolica nel 2023”.
Dove si svolge la “Camminata Metabolica” a Verona?
Lo scorso novembre, a Verona, che è la città dove vivo da ormai venti anni, ho deciso che era ora di organizzare qualcosa di innovativo e di diverso per tutti coloro che avevano voglia di fare un allenamento outdoor, quindi all’aria aperta. Così ho fatto una prova con 10 persone in un luogo facile e raggiungibile a tutti: il Percorso della Salute a San Zeno.
Da questa “prova” per sondare se ci poteva essere davvero un interesse, ne sono uscito orgoglioso ed è stata una grande soddisfazione perché 5 partecipanti dei 10 presenti, hanno deciso di iscriversi e di iniziare questa fantastica avventura con me. Il passaparola a questo punto è diventato fondamentale e oggi, dopo poco più di un anno dal mio inizio, partecipano un centinaio di persone tutte le settimane”
Chi può partecipare all’attività di “Camminata Metabolica”?
“Non c’è nessun limite di età, di sesso ed è suggerita anche ai bambini. Al Percorso della Salute a Verona, gli appuntamenti sono tanti e tutti i giorni della settimana. Il lunedì, il mercoledì e il venerdì alle ore 6 del mattino alleno in zona Ponte Garibaldi; il giovedì alle ore 20 alleno al campo sportivo di Bussolengo e il venerdì a Grezzana”.
La foto è stata fornita dall’intervistato