Arrendersi nel vocabolario della lingua italiana significa “darsi per vinti”, ecco perchè sono sempre stata convinta che non avrei mai potuto accettare per me una simile umiliazione: questo mi ha portata a combattere fino allo stremo ogni battaglia che mi si è presentata davanti, anche quelle che sapevo di perdere in partenza.
Lo vedevo come un gesto eroico per affermare la mia forza e, in certi casi, più sbattevo la testa contro un muro riuscendo a resistere, più credevo di temprare la mia tenacia e spirito di resistenza.
Crescendo ho imparato a proteggermi e a comprendere che anche il guerriero più audace deve saper risposare tra una battaglia e l’altra ma, soprattutto, deve saper scegliere quale merita di essere davvero affrontata fino alla fine; non tutte le battaglie sono degne di essere combattute ma comunque tutte le battaglie hanno qualcosa da insegnarci, anche quelle che non vinciamo.
La società ci ha inculcato il concetto del “Non arrendersi mai”, come se arrendersi sia l’atteggiamento del vigliacco, senza specificare che in certe situazioni, per stare bene, serve capire quando fermarsi e questo diventa sintomo di prudenza, rispetto di sé e dei propri valori.
Un po’ come “chi si accontenta gode” ha quella lettura ambivalente dove da un lato chi si accontenta si accontenta e basta ma dall’altra parte, in certi casi, bisogna smettere di cercare altro se questo può condurci a una mancanza di godimento per ciò che già abbiamo la fortuna di possedere.
Si è davvero codardi quando non ci si ascolta nel profondo, quando si lascia agli altri il potere di scegliere per noi, quando si rinuncia al proprio benessere o non si stabiliscono confini e non quando si sceglie di evitare guerre poco utili alla nostra evoluzione personale.
In quel caso è intellettualmente onesto lasciare andare.
Ho compreso diventando adulta che arrendersi diventa il comportamento più ragionevole quando in gioco c’è la nostra serenità, requisito fondamentale che non deve venire meno rispetto al nostro orgoglio o a delle prese di posizione su cui ci fissiamo inutilmente per affermare il nostro ego.
È un comportamento maturo arrendersi all’evidenza, arrendersi davanti ad obiettivi che non sono alla nostra portata, investire la nostra energia positivamente senza intestardirci su qualcosa che non sarà mai come lo vorremmo, mentre può diventare distruttivo fissarci su persone o situazioni che non diventeranno mai come ci aspettavamo, perseguire progetti lavorativi che ci chiedono uno sforzo inutile volto solo a indebolirci e danneggiarci.
Alla frase “non arrendersi mai” avrebbero dovuto aggiungere…quando è sano, quando ha una sua utilità, quando è salutare, quando non è illusorio…quando ne vale davvero la pena.
Quindi vi auguro sempre di arrivare fino in fondo per raggiungere i vostri obiettivi e sogni ma di perseverare quando questo si dimostra saggio e di non farlo quando in gioco c’è il vostro equilibrio fisico ed emotivo.
Non sempre rinunciare è una sconfitta, non sempre cambiare strada un fallimento…è proprio nei cambi di rotta che si trovano i panorami migliori perché il senso del viaggio è il viaggio stesso e questo include la possibilità anche di poter cambiare direzione quando non la sentiamo nostra.
A volte arrendersi è libertà, e lasciare andare la vera salvezza. Quando arrendersi diventa un atto di coraggio.
Arrendetevi alla vita, arrendetevi all’amore.