Su una delle colline della Valpolicella classica, abbiamo visitato un posto incantato il cui nome è Cà Pigneto, dove lo sguardo va ultra nubes aliquando, oltre le nuvole, per poi scendere a valle regalando una vista della meravigliosa città di Verona. Cosa c’è di più bello che conoscere luoghi meravigliosi della nostra bella Italia che vogliamo raccontarvi?
Molti anni fa, il conte Dionigio Serenelli, innamorato della sua terra, dopo aver acquistato la proprietà con l’intento di cercare un buon ritiro, prese la decisione di produrre il vino ridando vita a dei vitigni un po’ abbandonati dai precedenti proprietari, ma ancora fertili; insieme alla figlia Paola e suo marito Carlo Adami, chirurgo di fama internazionale, in seguito hanno deciso di fondare la cantina di Ca’ Pigneto, una delle più rinomate cantine non solo in Italia, ma nel mondo.
La produzione di un vino di altissimo livello, come quello di Cà Pigneto, è la vera e propria discriminante di una cantina di successo, infatti i vini blasonati di questa meravigliosa realtà agricola, sono quelli che appartengono alla più classica tradizione del territorio veronese, l’Amarone, il Ripasso, il Recioto, frutto della sinergia tra il metodo tradizionale (ed anche di qualche segreto di famiglia) e quello più innovativo, con un unico obiettivo: la ricerca della qualità e della perfezione.
Oggi nella conduzione dell’Azienda è arrivata la terza generazione, Angelica, Nicolò e Veronica i quali, insieme ai genitori, stanno portando avanti la tradizione di famiglia con passione ed entusiasmo.
Ho chiesto alla Contessa Paola Adami Serenelli di raccontarci la storia di Cà Pigneto e di come l’amore per quello che si fa e lo spirito di sacrificio, sono il passepartout per raggiungere i grandi traguardi.
Contessa Serenelli, Lei è la discendente della nobile famiglia Conti Serenelli dei Lessini (la cui tradizione agraria è molto nota nel territorio di Verona e della Valpolicella. Ci racconta come nasce la tradizione dei suoi avi?
È una tradizione famigliare: l’antica tradizione agraria dei Conti Serenelli dei Lessini è storicamente accertata in tutta la Provincia di Verona sin dai tempi degli Scaligeri nel 1200. Mio padre, il Conte Dionigio Serenelli, ha avuto un ruolo importante nel campo dell’ortofrutticoltura ed io, circa 45 anni fa, nel mondo della vite nella zona più classica della Valpolicella fondando, insieme a mio marito, la cantina di Ca’ Pigneto.
Come nasce Cà Pigneto, l’azienda agricola della quale lei è fondatrice e titolare?
Nelle memorie di viaggio di un gentiluomo inglese che nel 1700, seguendo la moda dell’epoca, si era avventurato nel Gran Tour d’Italia, si possono leggere alcune belle pagine dedicate a Verona e ai suoi dintorni. Il nostro viaggiatore, facendo sosta nella città scaligera alla ricerca delle incantate atmosfere descritte un secolo prima dal suo connazionale William Shakespeare in “Romeo & Giulietta”, ne approfittò per concedersi alcune escursioni nelle campagne circostanti. In una di queste, una passeggiata durante un’afosa giornata estiva, su per le colline alla ricerca di un po’ di frescura, fece sosta presso un convento di monache che gli diedero ospitalità offrendogli del buon vino prodotto dai loro contadini.
Un buon vino, una larga collina degradante ad anfiteatro verso Verona, ma dalla quale era anche possibile gettare lo sguardo verso il Lago di Garda, un grande albero secolare che con la sua ombra poteva coprire un’area grande quando una piazza di un centro storico: tutto lascia pensare che quella collina, dove il nostro viaggiatore passò alcune ore di quiete e tranquillità, prima di far rientro nella calura della città, fosse Ca’ Pigneto.
Mio papà si appassionò all’idea di produrre un vino da vecchi tralci. L’hobby si trasformò in una vera e propria attività imprenditoriale mia e di mio marito Carlo Adami e fu così che nacque Ca’ Pigneto, una cantina nata dall’amore per la terra e del territorio, delle virtù del vino, soprattutto di un vino eccellente che si impose subito all’attenzione degli enologi e degli enogastronomi.
“Ultra nubes aliquando”, avolte oltre le Nuvole. Quale significato ha questa frase latina per Cà Pigneto?
“Ultra nubes aliquando” ha un doppio significato. Si può interpretare dal punto di vista climatico quale un bagno di sole al di sopra delle nuvole che offuscano la visione sulla città di Verona e su tutto l’arco della Valpolicella e anche da un punto di vista psicologico che ci fa comprendere come un bicchiere di buon vino ci possa elevare facendo bene alla psiche e al corpo umano.
I vostri vini rappresentano l’eccellenza del territorio della Valpolicella tanto da aver ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti.
Il vino è il risultato della trasformazione degli zuccheri dell’uva in alcool etilico, attraverso l’azione dei lieviti mediante il processo di fermentazione.
Il passaggio da una sostanza per natura dolce come l’uva ad una invece secca, il vino, è tanto più marcato quanto più lungo è il processo fermentativo.
Ecco quindi delinearsi la differenza macroscopica tra l’Amarone “Ca’Pigneto” ed il Recioto “Ca’Pigneto”. Entrambi ottenuti nello stesso territorio, dal medesimo vitigno (Corvina, Corvinone, Rondinella) proprio della Valpolicella Classica, con le stesse condizioni geo-climatiche e con lo stesso know-how, presentano caratteristiche organolettiche nettamente differenti.
Il primo ha un’alcolicità elevata, frutto dell’avanzata trasformazione di zuccheri in alcool, che tuttavia è estremamente bilanciata dalla materia nel bicchiere, il secondo invece ha note marcate dolci ed un inferiore grado alcolico segno di una fermentazione bloccata prima della totale conversione di zuccheri in alcool etilico.
Si tramanda che la nascita dell’Amarone sia avvenuta originariamente per una mera dimenticanza di un contadino che desideroso di ottenere il vino Recioto avrebbe invece commesso l’errore di non bloccare la fermentazione in tempo prima della totale trasformazione di zuccheri in alcool e finì per ottenne come risultato l’Amarone.
Diverso invece è l’ottenimento del Ripasso. Lo stesso appellativo è emblematico in quanto viene ottenuto per via indiretta attraverso una seconda rifermentazione del vino Valpolicella Superiore sulle vinacce residue dell’Amarone e successivamente affinato in bottiglia.
La consistenza dei nostri vini e quindi la loro integrità visiva-olfattiva-gustativa, è sinonimo di elevata concentrazione dei mosti d’uva impiegati che sapientemente vengono selezionati sul campo, prediligendo una resa d’ ettaro molto bassa (qualitativa) che accentra nel grappolo un’elevato livello di zuccheri. La consistenza permette ai nostri vini di invecchiare tranquillamente senza degradare col passare del tempo (in luoghi asciutti a temperatura controllata) che addirittura ne innalza il profilo organolettico complessivo.
I nostri vini quindi per essere grandi partono da una materia prima grande. Un’enologia interventista infatti non potrà fare mai miracoli se alla base non vi sarà la sostanza.
Siamo onorati di aver ricevuto riconoscimenti nazionali ed internazionali, recentemente Doctor Wine-Daniele Cernilli, ha dato un punteggio di 94 al nostro Amarone 2015, annata che lanceremo in anteprima durante Vinitaly.
La vostra è una azienda a conduzione familiare infatti suo marito, il Dottore Carlo Adami, noto chirurgo vascolare, e i suoi figli, Angelica, Nicolò e Veronica, sono coinvolti nella gestione aziendale. Quanto è importante trasmettere le saggezze e la passione alle generazioni?
Abbiamo fatto tutti noi fin dalla prima ora una scelta ben precisa: sposare la qualità e non la quantità dei nostri prodotti per cui pur essendo questo un percorso più difficoltoso siamo riusciti nel nostro intento raggiungendo qualitativamente tutti i target nello scenario dei prodotti vinicoli della Valpolicella. A dimostrare quanto detto se le caratteristiche annuali dell’uva non garantiscono la qualità, la nostra politica è di non vinificare. Continueremo quindi anche per le prossime generazioni a tramandare questi concetti e a seguire sempre il meglio in termini qualitativi.
Verona ed in particolare la Valpolicella sono un territorio ricco di storia e cultura ed estremamente conosciuto a livello nazionale ed internazionale per la alta qualità della produzione enogastronomica. A suo parere, da donna imprenditrice, c’è qualche aspetto da migliorare?
Sì. Dobbiamo assolutamente selezionare meglio i prodotti, convinti che solo la qualità che ci offre la natura può imporci sui mercati emergenti senza l’uso di sostanze chimiche di cui ormai siamo circondati.
(Le foto sono state gentilmente fornite dalla Contessa Serenelli)